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Presentato a Roma il nuovo lavoro di Riccardo Milani "Piano, solo", tratto dal libro di Walter Veltroni "Il disco del mondo - Vita breve di Luca Flores", che racconta la drammatica esistenza di uno dei più grandi pianisti jazz italiani, morto suicida nel 1995. Un film doloroso e toccante, che racconta la genialità e la follia di Luca Flores, la sua inquietudine, le sue emozioni, i suoi amori... Presenti Michele Placido, Jasmine Trinca, Sandra Ceccarelli, Paola Cortellesi e ovviamente Kim Rossi Stuart, che interpreta il protagonista. |
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Quanto è stato difficile calarsi in un personaggio tanto complesso? |
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Uno degli obiettivi principali era cercare di raggiungere una credibilità dal punto di vista della tecnica pianistica, perciò mi sono molto concentrato su questo. Per il resto dal punto di visto della persona - e non personaggio - avevo a disposizione del materiale molto forte emotivamente, molto significativo, che si trattava solo forse di accoglierlo nell’anima… mi riferisco a tutte le lettere che Luca ha inviato al padre, alle sorelle, alla fidanzata, e al materiale video, ovvero i filmetti amatoriali che si vedono prima dei titoli di coda. Forse questi sono stati proprio il traino, la spinta più forte che ho avuto per decidere di fare questo film, che in fin dei conti per me non è stato particolarmente difficile. |
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Il tuo rapporto con la tastiera di un pianoforte? |
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Il discorso della tastiera non è stato un problema, anzi, è stato pure piuttosto divertente. Su queste cose sono anche abbastanza testardo, e visto che mi piaceva l’idea di dover suonare il pianoforte, ho passato un mese e mezzo a studiare. Sul set c’era poi un clima molto piacevole, anche per questo non credo che sia stato molto faticoso essere Luca Flores. |
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Quanto ti è rimasto di Saverio, personaggio psicolabile e ipersensibile che hai interpretato in "Senza pelle"? |
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E’ possibile che siano emersi dati assimilati in quel periodo. E’ un film, un personaggio un po’ lontano, non saprei dire onestamente le diversità, ma sicuramente sono stati due personaggi che mi hanno obbligato a pormi delle domande in merito alla psicologia, alla psichiatria. Una differenza molto grande forse consiste nel fatto che quel film per me segnò una svolta molto importante e puntai moltissimo su quel personaggio: gli diedi anima e corpo, di più…le mie notti, tutto… A distanza di anni un personaggio con questo tipo di caratteristiche, quindi un confronto con la schizofrenia, con la follia, mi ha portato ad avere un approccio completamente diverso: se sul set di "Senza pelle" rimanevo rinchiuso nel camerino dodici ore a cercare dentro di me quelle corde, questo film in realtà, come detto prima, l’ho affrontato con grande leggerezza cercando sempre di sdrammatizzare quello che facevo, per poi quando si dava il ciak liberare tutto quello che avevo assimilato. |
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Pensi che Jazz e dolore siano legati indissolubilmente? |
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Francamente io ascoltato molto jazz in un certo periodo della mia vita, ma non credo di poter rispondere esattamente a questa domanda. Certo è che se si pensa a un Miles Davis ma anche ad altri grandi jazzisti questo è un dato di fatto, come un dato di fatto è che molti di loro sono caduti in depressione, o in preda all’alcool o alla droga. Ma questo non è stato il caso di Luca. |
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Quali sono state le difficoltà maggiori incontrate sul set? Quali sono state le scene più difficili da girare per te? |
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Come detto prima devo dire sinceramente che per me non è stato difficilissimo interpretare Luca nel film, così come non c’è stata in particolare una scena più difficile di un’altra da girare. Se proprio devo ricercare l’aspetto più impegnativo sul quale ho dovuto lavorare è stato quello di tenere sempre alta la concentrazione, qualsiasi scena si girasse. Paradossalmente le scene più “pericolose” e difficili non erano quelle “cardini”, bensì quelle “normali” che parlano della felicità o della quotidianità della vita di Luca Flores. |
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