Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Guillermo Arriaga

Invia questa pagina via e-mail a chi vuoi tu Stampa questa pagina
The burning plain” è prima opera da regista del messicano Guillermo Arriaga, sceneggiatore di film come “Amores perros”, “Babel” e “Le tre sepolture”. In concorso al Festival di Venezia, il suo film ha permesso a Jennifer Lawrence di aggiudicarsi il Premio Marcello Mastroianni come migliore attrice emergente. Secondo Arriaga “The burning plain” fa parte di una trilogia del confine, iniziata da “Le tre sepolture”, che cerca di rappresentare un mondo che sta cambiando, così come le frontiere, fine di qualcosa e inizio di qualcos'altro.
a cura di Giordano Rampazzi
Intervista Guillermo Arriaga: Domanda 1The burning plain è la sua prima opera da regista. Come ha lavorato sulla direzione degli attori, che metodo ha cercato di seguire?
Una delle cose più divertenti è stato il fatto che ogni settimana dovessi girare con attori diversi. Ho letto molti libri, ma mi sono reso conto che il modo in cui mi sarei sentito più a mio agio era quello di inventare un mio modo di dirigerli, anche perchè molto spesso ho adattato il mio metodo di direzione a seconda degli attori che avevo di fronte. Ci sono stati casi di attori esordienti che si sono ritrovati a recitare accanto ad attori consumati e molto famosi, ho dovuto trovare il giusto equilibrio tra tutti gli attori. Per esempio non ho mai seguito il metodo Video Village, molto usato, dove c'è chi dirige gli attori da lontano, a volte senza nemmeno parlarci, io ho cercato di costruire un set nel quale gli attori si sentissero in qualche modo protetti.
Intervista Guillermo Arriaga: Domanda 2Al Festival di Venezia probabilmente il suo film non è stato completamente capito. E' rimasto deluso in qualche modo dall'esperienza veneziana? Come vede il suo futuro da regista, che approccio ha relativamente a pubblico e critica?
In realtà sono stato molto onorato di partecipare al Festival di Venezia con il mio film e sono molto grato a Marco Muller per averlo scelto. Il solo partecipare è già in un certo senso una vittoria, un traguardo importante. Ad ogni modo la cosa che mi ha più commosso è stata la reazione del pubblico dopo la proiezione. Il giorno dopo il verdetto mi è capitato di fare colazione con il vincitore Aronofsky, così gli ho detto... "Congratulazioni, ti odio!". A parte scherzi, le candidature, i premi...sono le ciliegine sulla torta, la cosa fondamentale è che il pubblico rimanga colpito, sorpreso.
Intervista Guillermo Arriaga: Domanda 3Cosa cambia tra lo scrivere per sé stesso e scrivere per altri? E' più difficile?
Beh in tutti i film che ho scritto sono stato sempre vicino in qualche modo alla fase produttiva. Sono stato produttore di Amores Perros e di 21 grammi, ne Le tre sepolture ho recitato e fatto il casting relativo agli attori messicani, visto che ero preoccupato dal fatto che stessero reclutando attori con un pessimo spagnolo!
Comunque ho sempre cercato di scrivere per registi che fossero alla loro prima opera, me incluso, è stato così per “Amores Perros” di Inarritu, così per “Le tre sepolture” di Tommy Lee Jones e altrettanto per il mio The burning plain...
Comunque rispondo alla domanda: la vera differenza è che lavorare con un team è più divertente, è meglio che lavorare in solitudine come accade generalmente a uno scrittore.
Intervista Guillermo Arriaga: Domanda 4Come vede il successo di Obama, soprattutto dal punto di vista di un messicano che lavora a Hollywood?
Durante le elezioni ero in Virginia...dicevo a chi mi stava attorno "questa è la grande occasione per riprendersi". Obama è un'icona, credo che se si fosse votato in tutto il mondo avrebbe preso il 97% dei voti. Credo che lui incarni il meglio di questo paese, la dimostrazione che chi vuole veramente qualcosa, negli Stati Uniti d'America ce la può fare.
Intervista Guillermo Arriaga: Domanda 5Il cinema messicano è in ottima salute, cosa sta succedendo?
E' una questione di fiducia, il Messico ha una cultura importante e profonda e se non è stata riflessa fino a ora è per mancanza di fiducia. Questo meccanismo è riscontrabile per esempio nello sport. L'Argentina è diventata una grande squadra di calcio solo dopo la prima vittoria di una Coppa del Mondo...
Intervista Guillermo Arriaga: Domanda 6La sceneggiatura è oggi il vero problema di Hollywood secondo lei?
Credo che il problema sia della società contemporanea. Non è più in grado di trasformare la realtà in fiction, ha dei problemi di comprensione, forse perchè ci stiamo alienando, allontandando dalla natura, fondamentalmente non abbiamo una vita interiore. Ad esempio...ho partecipato a molti festival di film, di corti...ci si occupa spesso più del trucco e del lato marginale che non degli attori e della storia. La forma ha prevaricato la sostanza, è un problema della scrittura in generale e quindi sì, c'è un problema generale di sceneggiature. A questo va aggiunto che per un bravo sceneggiatore è dura, perchè i riconoscimenti vanno tutti al regista.
Intervista Guillermo Arriaga: Domanda 7A livello registico quali sono stati i suoi punti di riferimento? Nei suoi film sembra uscire fuori la centralità umanista, con i corpi, gli sguardi...un po' come nel cinema degli anni '70...
Fin dall'inizio ho cercato con tutto il team di trovare l'approccio migliore per raccontare questa storia. Da piccolo sono cresciuto con molte cinematografie, ho seguito molto il neorealismo italiano. Sono stati importanti anche gli anni '70, sicuramente, apprezzo il loro modo di affrontare la condizione umana. Una differenza tra me e Inarritu è che io cerco di avere una macchina da presa il più possibile sobria, inosservata. Ho cercato di concentrarmi sugli elementi della natura, di modo che attori e spettatori avessero coscienza del vento, del sole...per esempio se avete notato la colonna sonora è quasi assente, proprio per dare risalto alla realtà.
Intervista Guillermo Arriaga: Domanda 8Le ha detto che The burning plain fa parte di una trilogia del confine. Questo tema è molto sentito per i messicani. Come può descrivere dalla sua prospettiva il concetto di confine? C'è un senso di ambiguità poetica?
The burning plain è il secondo film della "trilogia" in un certo senso, il primo è stato Le tre sepolture. Il mondo sta cambiando, così come anche le frontiere e mi auguro che in un certo senso The burning plain possa rappresentare questo cambiamento, è un film che rappresenta la speranza, un film del periodo Obama. Io appartengo al gruppo di sceneggiatori a cui piace che succedano tante cose in un film, un po' come accade in Shakespeare, pur non pretendendo di essere ovviamente della sua levatura! E in questo quadro mi piacciono i personaggi al confine, che sono agli estremi di qualcosa. La Theron sulla scogliera è un punto di confine, il mare è un confine perchè segna la fine di qualcosa e l'inizio di qualcos'altro. Amo anche il confine vita-morte, parlare di confini fisici significa parlare anche di confini poetici ovviamente, ma il concetto stesso di nazione è un concetto giovane. La cose stanno cambiando rapidamente, il film cerca di mostrare questo, così come mostra che i messicani sono gli amanti migliori!
Ultime Interviste
Intervista: Tomm Moore Tomm Moore La canzone del mare: "voglio che i bambini conoscano le nostre storie e leggende"
Intervista: Alexandra Leclère Alexandra Leclère Benvenuti... ma non troppo: "una commedia pura che fa riflettere"
Intervista: Martin Zandvliet Martin Zandvliet Land of mine - Sotto la sabbia: "una storia importante e sostanzialmente sconosciuta"
Intervista: Andrew Haigh Andrew Haigh Weekend: "un'onesta, intima, autentica storia d'amore"
Intervista: Brian Helgeland Brian Helgeland Legend: "Come si racconta la vita di una persona realmente esistita?"
Intervista: Carlo Verdone Carlo Verdone L'abbiamo fatta grossa: "la critica di costume deve essere parte della commedia"
Intervista: Virág Zomborácz Virág Zomborácz Mózes, il pesce e la colomba: "ho iniziato a scrivere sceneggiature a sei anni!
Intervista: Francesco Calogero Francesco Calogero Seconda Primavera. "la capacità di interpretare la realtà è spesso contraddittoria"
Intervista: Vincenzo Salemme Vincenzo Salemme Se mi lasci non vale: "l'amicizia e l'amore devono essere credibili"
Intervista: Lorenzo Vigas Lorenzo Vigas Ti guardo: "ogni uomo cerca di riempire una vasta mancanza di emozione"
Archivio Interviste
 2024    Gen  Feb  Mar  Apr  
 2023    Gen  Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
 2022    Gen  Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
 2021    Gen  Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
 2020    Gen  Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
 2019    Gen  Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
 2018    Gen  Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
 2017    Gen  Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
 2016    Gen  Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
 2015    Gen  Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
 2014    Gen  Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
 2013    Gen  Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
 2012    Gen  Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
 2011    Gen  Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
 2010    Gen  Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
 2009    Gen  Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
 2008    Gen  Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
 2007    Gen  Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
 2006    Gen  Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
 2005    Feb  Mar  Apr  Mag  Giu  Lug  Ago  Set  Ott  Nov  Dic  
The Burning Plain
di Guillermo Arriaga
Drammatico, 2008
110 min.
Film diretti:
2014  Words With Gods
2008  The Burning Plain
Atri film:
2005  Babel
2005  Le tre sepolture
2004  21 grammi
2000  Amores perros
Festival di Venezia 2008
Il 65° Leone d'Oro va a "The Wrestler" di Darren Aronofsky