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Accompagnata dal marito Michele Civetta, Asia Argento ha incontrato pubblico e giornalisti in occasione della quarta edizione del Festival del Film di Roma, ospite della sezione Extra, curata come sempre da Mario Sesti, che la definisce "la nostra piccola diva italiana".
Prima dell'incontro, è stato proiettato OneDreamRush, mediometraggio composto da 42 cortometraggi di 42" ciascuno, realizzati da diversi autori, tra i quali Lynch, Ferrara e Figgis e la stessa Asia Argento. |
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Domanda ingenua, da spettatore: Assayas ti considera come la migliore attrice con la quale ha lavorato. A lui si aggiungono Moretti, Ferrara, Comencini... Quale pensi che sia la cosa che più piace di te a questi registi? |
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Penso che quando riuscirò a rispondere a questa domanda non reciterò più...Non saprei, personalmente non mi piaccio molto, e non so cosa rispondere, bisognerebbe chiederlo a loro. Sarà che ho 39 di piede?Bah, magari gli piacciono i miei piedi! |
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Tanto si è parlato della tua giovinezza. Come dire, selvaggia... Ce ne parli? |
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Mi piace selvaggia, è una parola che preferisco a cattiva, o dark lady. Ha un non so che di giovanile e libero. Sono un auto didatta, ho sempre lavorato e mi sono cercata attraverso i film. Ho avuto un'adolescenza scapestrata, ma ho sempre cercato un percorso luminoso, la luce. |
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Quali sono stati i momenti cruciali della tua carriera? |
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Ricordo il mio primo ruolo da protagonista, con Cristina Comencini, che mi ha fatto dimenticare la sceneggiatura e mi ha fatto comprendere il senso del dovere. Poi, insieme a Michele Placido, a 16 anni, ho capito che questo sarebbe stato il mio mestiere. Certo, ci sono stati anche momenti difficili. Per esempio Abel Ferrara ha tirato fuori il male di me. Come si dice in Faust "Il diavolo è la forza che vuole il male, ma sempre il bene fa". Abel ha tirato fuori i lati peggiori di me sul grande schermo, poi io nella vita mi sono trovata incastrata in quei personaggi estremi che interpretavo. Ma io sono una persona timida , da giovane uscivo poco di casa, ma ovviamente quando uscivo per fare film mi piaceva fare ruoli estremi. Selvaggi, appunto. |
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"Amiche del cuore". Raccontaci la tua esperienza alla croisette. |
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Un ricordo un po' frivolo, sebbene il film fu accolto con otto minuti di applausi e fu una delle emozioni più grandi della vita. Ricordo che per l'occasione andai a comprare un vestito di nylon orrendo a via del Corso. Una cosa schifosa! Allora nessuno me li regalava. |
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Si può dire che tu nel cinema cia sia nata. Stupisce la tua capacità di stare sia davanti che dietro la telecamera. Sei, per così dire, ibrida... |
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Sì, è vero, ci sono proprio nata. Non solo ho mio padre, ma anche una sfilza di cugini, nonni e parenti, fotografi, produttori, costumisti... Siamo una dinastia, gli Argento's!!! Guardavo mille film, ricordo quelli su betamax, che si interrompevano sempre poco prima della fine perchè tutto il film non entrava... Mi piacevano gli horror, poi col tempo è venuta la voglia di scrivere. I miei dicevano che non potevo fare l'attrice, che era meglio che tentassi di essere una regista perché gli attori, parole di mio padre, sono gente tremenda. |
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E' stata un'esigenza a dettare la tua prima prova da regista? |
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Ho avuto bisogno di scriverla. Avevo 23 anni e sentivo che dovevo scriverla, era una questione di 'vita o di morte', diciamo che è stato un mio diario personale. Era un film imperfetto e pieno di errori, con molta rabbia ma anche molto divertimento, che non so se il pubblico sia riuscito ad apprezzare. Ad ogni modo spero sia arrivato ai cuori delle persone. |
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Com'è dirigere un film? |
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Devi essere come una mosca, controllare tutto, dal fonico all'elettricista, lasciandosi andare ai consigli ma senza seguirli troppo, altrimenti gli altri cercano di "farti" il film. Come dice Truffaut il regista deve "rispondere alle domande". Se ti chiedono "rosso o verde?" devi rispondere subito. Verde! Anche se poi dovresti dire nero... |
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Quali sono le differenze tra i set dove hai avuto modo di girare? |
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In Italia il set è più caloroso, più umano. In Francia invece è più snob e hai la sensazione sempre che si stia facendo un capolavoro, il film della vita. In America invece è tutto 'produttivo'. A parte con Gus Van Sant, che aveva una troupe piccolissima. Addirittura ricordo una scena in cui dovemmo aggiungere noi parte dei binari per il dolly, perchè non erano abbastanza lunghi. C'era questo carrello che scorreva piano e noi che passo passo aggiungiavamo i binari. Fantastico! |
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Come ti ha chiesto tuo padre di lavorare con lui? |
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Fu buffissimo. Stavo sul set di Placido e a Michele gli disse: "lei farò la protagonista del mio nuovo film!". In effetti non me l'ha chiesto!... E fu un'esperienza bellissima, sebbene molto difficile allo stesso tempo. Anche perchè avevo 16 anni e dovetti spogliarmi: non solo era la prima volta, ma era anche davanti a papà! Che imbarazzo... |
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