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In occasione della proiezione de Il segreto di Vera Drake, l’8 Marzo al cinema Fiamma di Roma, offerta dal Cinemadelsilenzio.it, riportiamo le dichiarazioni del regista sul film vincitore a Venezia nel 2004. |
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La storia di Vera Drake è così vera che non in pochi hanno pensato che il film fosse tratto da una storia vera… |
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È una storia inventata che tuttavia trae ispirazione dalla realtà, perché migliaia di donne hanno fatto, e in certi casi e certi luoghi continuano a fare, quello che lei fa nel mio film, perché ce n’era bisogno. La legge che permetteva l’aborto in Inghilterra è arrivata solo nel ’67. E prima come si faceva? Tutti quelli che avevano denaro risolvevano il problema con una scappatoia legale passando da una visita psichiatrica, chi, invece, i soldi non li aveva si doveva arrangiare con la pratica di donne come lei. Vera non giudica nessuno e non crede di fare danno, cerca soltanto di aiutare, lo ritiene necessario. |
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In molte parti del mondo l’aborto non è più un reato, anche se non è cambiato l’atteggiamento nei confronti del problema, nel senso che, come si vede anche nel film, gli uomini non se lo accollano. Dunque le chiedo: perché ha sentito proprio ora l’esigenza di parlarne? |
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Perché è attualissimo. Oggi in molti paesi incombe la minaccia di un ritorno al passato. Il mondo è sempre più promiscuo, sovrappopolato e non è facile amare i figli che non si possono sfamare. Inoltre siamo di fronte a un abbassamento dell’età dei primi rapporti e dunque dell’età degli aborti. Mi rendo conto che l’argomento è complesso e delicato - e ambientare la storia negli anni ’50 l’ha reso una metafora, non un film di propaganda -, ma ho sentito l’esigenza di sollevare per un pubblico non manicheo questo problema morale con questo tema che non è secondario: se la legge non è giusta è lecito infrangerla? Se questa donna è innocente o no è un dilemma morale che riguarda l’etica di questa società. |
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Dilemma che il figlio di Vera non riesce neanche ad affrontare. |
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L’atteggiamento dei giovani è diverso. Quando le tue radici vengono scosse così in profondità non è facile trovare la strada giusta: gli viene chiesto di rivedere in un altro modo la persona di cui lui più si fida in assoluto, quella che più ama e cioè sua madre. |
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Ci può dire qualcosa sulla scenografia. Sugli spazi entro i quali ha ambientato questa storia? |
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La gente viveva in spazi angusti, ristretti e io sono sempre stato affascinato dalle inquadrature verticali, ci farei tutto un film. Quelle che oggi al cinema noi siamo abituati a vedere sono invece orizzontali, tipiche del western, ma se tu guardi la pittura, i ritratti, sono in prevalenza verticali. |
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Ritratti che lei ha fatto molto caratterizzati. E non intendo solo quello di Vera, ma alludo anche al marito, la cognata, il fratello, la figlia e il suo fidanzato. Sembrano disegnati, anche fisicamente, a tinte forti, come si fa con i personaggi in teatro. |
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No assolutamente. Quello che metto sullo schermo non è diverso dal reale. Questa è gente normale. Persone vere con i loro difetti. Basta solo guardarsi intorno. Se non ci crede guardi me. |
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