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Per la terza volta in carriera Salvatores dirige l'adattamento per il grande schermo di un romanzo. “Educazione Siberiana”, tratto dal libro autobiografico di Nicolas Lilin, conta nel cast, accanto a nomi noti come John Malkovich e Peter Stormare, gli esordienti Arnas Federavicius e Vilius Tumalavicius. Nelle sale italiane dal 28 febbraio 2013 distribuito da 01 Distribution il film promette di far molto parlare di sè. Salvatores racconta il suo coinvolgimento nel progetto e i temi portanti della pellicola. |
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Cos'è l' "educazione siberiana"? |
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L'"educazione siberiana" è uno strano tipo di "educazione". E' un'educazione criminale, ma con precise e, a volte sorprendentemente condivisibili, regole d'onore.
"Educazione Siberiana" è anche il titolo del primo libro di Nicolai Lilin, in cui l' autore racconta la sua infanzia e la sua adolescenza all' interno di una comunità di "Criminali Onesti" siberiani, così come loro stessi amano definirsi. |
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Il film racconta anche un particolare momento storico ... |
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La storia si svolge in una regione del sud della Russia e abbraccia un arco di tempo che va dal 1985 al 1995. In quegli anni avviene uno dei più importanti cambiamenti della nostra storia contemporanea: la caduta del muro di Berlino e la conseguente sparizione dell'Unione Sovietica con tutto quello che questo evento ha poi comportato nei rapporti economici e sociali dell'intero pianeta.
La storia di questi ragazzi che passano dall'infanzia all'adolescenza e della comunità in cui sono cresciuti diviene, quindi, partendo da un microcosmo molto particolare, una storia universale che, al di là delle implicazioni sociali, acquista un significato metaforico che riguarda tutti noi. |
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In che modo, con Rulli e Petraglia, avete lavorato sull'adattamento del romanzo di Lilin? |
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Ci siamo ispirati ai personaggi, alle situazioni e al mondo raccontato da Lilin per creare una storia epica: l'eroica e disperata resistenza dei discendenti dei guerrieri Urca, originari abitanti delle grandi foreste siberiane, all'invasione del consumismo e della globalizzazione.
E, soprattutto, la storia di un gruppo di ragazzi che affronta uno dei problemi più complessi della nostra vita: il diventare adulti.
È un mondo di contrasti, come quando, in una scena del film, nell'unico spazio libero lasciato dai palazzi grigi e tutti uguali di un quartiere di architettura sovietica, una piccola giostra accende le sue luci colorate e diffonde dai suoi altoparlanti la musica di David Bowie.
E, dato che si tratta di creare un mondo lontano da noi e praticamente conosciuto, questo si può in un certo senso definire un vero film "in costume". |
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