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Conferenza stampa movimentata a Venezia per “Il grande sogno” di Michele Placido, in concorso nella 66ma edizione della Mostra: accompagnato da Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca, il regista risponde di buon grado alle domande dei giornalisti finché non gli viene chiesto della contraddizione tra i suoi ideali e il lavoro con Medusa. Stanco delle polemiche degli ultimi giorni Placido sbotta e pone fine anzitempo all'incontro. “Il Grande Sogno” esce in sala venerdì 11 settembre. |
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“Il Grande Sogno” è accusato di essere un film ideologico e non storico: quanto c’è di vero? |
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Io ho raccontato la mia storia: la storia di Michele Placido, la storia di una ragazza che in qualche modo appartiene alla memoria del signor Pasquini e il personaggio di Argentero che appartiene alla memoria di un mio amico torinese. Quindi sono tre storie vere, poi certo che ci possono essere delle mancanze, non so di che tipo.
E’ di carattere politico, o anche ideologico, ma è la visione di un poliziotto, di un ragazzo che viene dal Sud; è proprio lì la chiave per chi la vuole intendere. Per chi non la vuole intendere, non la intenda... |
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Alla fine hai realizzato il tuo “sogno”... |
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Sì, io realizzo il mio sogno, però so che molti amici miei andranno in un’altra direzione, com’è avvenuto.
Io ho cercato di lavorare anche attraverso quella che è la mia esperienza teatrale, come se fosse anche un testo dotato di una drammaturgia esistenziale, in cui poi ognuno riflette; non ci sono mai vittorie e non ci sono mai sconfitte nei percorsi delle persone, nei nostri percorsi. |
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Perché fare proprio in questo momento un film così autobiografico? |
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E’ un film che doveva partire cinque o sei anni fa, ma proprio in quel periodo usciva il film di Bertolucci “The Dreamers”, sempre sul ’68; ci siamo fermati, scherzosamente dico per rispetto al maestro Bertolucci... Abbiamo rimandato di qualche anno ed eccoci che tre anni fa abbiamo ricostruita tutta la mia storia con la mia biografia, con la biografia di questi compagni di quegli anni ed è venuto fuori il film, che è appunto la storia di ragazzi che hanno vissuto un periodo che ha sconvolto il mondo: come dice Obama, se non ci fosse stato il ’68 oggi non avremmo un presidente nero negli Stati Uniti; questo già di per sé giustifica il film. |
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“Il Grande Sogno” è anche un film sulle Brigate Rosse, sulla violenza di quegli anni? |
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Non è un film sulle Brigate Rosse, non ci sono conclusioni politiche nel film: questo è una sorta di mio diario, una sorta di romanzo popolare politico. In quegli anni non c’era ancora la violenza, c’era soprattutto un’energia di fantasia, si ballava; poi cominciò la violenza. |
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Lei dice di essere un uomo di sinistra, lotta contro ideali che sono propri del governo-Berlusconi, ma ha fatto questo film con Medusa di Berlusconi. Perché? |
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Guardate, l’altra volta mi hanno distrutto il film perché era firmato RAI, mo’ perché è firmato Medusa: co’ chi cazzo lo devo fa’ il film io!?! Ma che è ‘sta cosa qua? E’ stupido, è una domanda stupida. Io non so manco chi è il signor Berlusconi, e non lo voto, voto da tutt’altra parte. Devo ringraziare il signor Valsecchi, che è una sua società. Allora tutto il cinema americano non si dovrebbe fare? Sei inglese, voi inglesi, americani, fate le dichiarazioni di guerra, invadete gli altri popoli e poi ci fate i film per dire che siete buoni! Ma andatevene a quel paese. Questa è ipocrisia. Ah, sei spagnola? Va bene, peggio. |
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