Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Marion Cotillard

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Arriva nelle sale italiane l'ultimo film di Jean-Pierre e Luc Dardenne. "Due giorni, una notte" racconta la storia di un'operaia che ha soloun weekend per convincere i colleghi a rinunciare a un bonus in busta paga, ottenuto in contropartita del suo licenziamento. In un ruolo tutto basato sulla ripetizione e le sfumature spicca la protagonista Marion Cotillard, ormai star hollywoodiana che torna qui al cinema d'autore. La Cotillard racconta alla stampa il lavoro fatto per immedesimarsi nel ruolo di Sandra e la sua esperienza con i Dardenne.
Intervista Marion Cotillard: Domanda 1In quali circostanze ha conosciuto i fratelli Dardenne?
Ci siamo incrociati in Belgio, sul set di “Un sapore di ruggine e ossa” di Jacques Audiard. È stato un incontro breve, tra un ascensore e l'altro, ma ne sono rimasta molto colpita perché li ho sempre ammirati tantissimo. Qualche mese dopo l'uscita di Un sapore di ruggine e ossa, il mio agente mi ha telefonato per comunicarmi che Luc e Jean-Pierre volevano propormi una parte. Non ci potevo credere: per me girare un film con loro era come poter varcare la soglia di in uno spazio inaccessibile.
Intervista Marion Cotillard: Domanda 2Come definirebbe il loro cinema?
In ogni film osservano la realtà sociale e al tempo stesso inventano una nuova avventura cinematografica. Fanno film d'autore - più autori di Luc e Jean-Pierre non ce n'è – ma riescono a sfuggire a qualsiasi categorizazione. Il loro cinema è assolutamente unversale.
Intervista Marion Cotillard: Domanda 3Come le hanno presentato "Due giorni, una notte"?
Mi hanno un po' parlato delle tematiche contenute nel film, ma a dire il vero ho scoperto la storia di Sandra quando ho letto la sceneggiatura. Mi sono resa conto di quale magnifica eroina della vita reale fosse e di quale straordinaria sfida sarebbe stata per me incarnare questa donna che si reca a trovare ciascuno dei suoi colleghi per tentare di modificare il loro voto. Un'interpretazione tutta giocata sulla ripetizione che mi avrebbe imposto di lavorare sulle sfumature e sulle oscillazioni.
Intervista Marion Cotillard: Domanda 4Come definirebbe Sandra?
È una donna ordinaria, un'operaia che conosce il prezzo delle cose perché non può permettersi altra scelta. Capisce i colleghi che hanno preferito intascare il premio di mille euro invece di votare perché lei mantenga il suo posto di lavoro in azienda. È impossibile sapere cosa avrebbe fatto lei nei loro panni e il film non giudica alcun personaggio. E in questo sta tutta la sua forza.
Intervista Marion Cotillard: Domanda 5Sandra soffre anche di depressione...
In una scena arriva persino a dire: "Io non sono niente". Questo senso di inutilità è profondamente radicato in lei come lo è in molte persone che non sanno come confrontarsi con il lavoro o con la mancanza di lavoro. Qualche mese prima delle riprese, ero rimasta molto colpita da una serie di articoli e reportage su casi di suicidi legati al lavoro, persone che preferiscono togliersi la vita piuttosto che provare quel senso di inutilità. Per me il film rimanda a quegli eventi che mi avevano tanto toccata.
Intervista Marion Cotillard: Domanda 6Con Fabrizio Rongione forma una coppia molto credibile.
Le prove ci sono servite moltissimo. In un film del genere, è fondamentale non incontrarsi per la prima volta sul set. Il lavoro di preparazione ci ha permesso di familiarizzare uno con l'altra. Fabrizio è un habitué del cinema dei Dardenne, ha interpretato quasi tutti i loro film. Si inserisce nel loro universo in modo naturale perché ne condivide l'autenticità. Poter lavorare con lui sotto lo sguardo dei fratelli è stata una grande occasione per me.
Intervista Marion Cotillard: Domanda 7Come si svolge in concreto il lavoro con i Dardenne?
Abbiamo provato per un mese ed è stata una fase molto importante. Abbiamo lavorato sulla costruzione dei personaggi, sulla loro energia, sul ritmo delle scene. Un lavoro molto complesso ed essenziale, tanto più che i fratelli Dardenne girano in piano sequenza. E in quella fase ho anche dovuto affrontare il compito che paventavo di più, ossia perdere il mio accento francese senza tuttavia adottare un accento belga forzato, cosa che avrebbe disturbato troppo. Le prove mi hanno permesso di sentirmi a mio agio nell'immersione belga.
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