Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Tom Cruise

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Esce venerdì 30 gennaio, distribuito dalla 01 Distribution, "Operazione Valchiria", il nuovo film di Bryan Singer ("I soliti sospetti", "X-Men") sull'ultimo degli attentati falliti ai danni di Adolf Hitler.
Nei panni del protagonista, il colonnello Claus von Stauffenberg, Tom Cruise, affiancato da Kenneth Branagh, Bill Nighy, Tom Wilkinson, Terence Stamp e Clarice van Houten.
Alla conferenza stampa romana partecipano lo stesso Cruise, il regista e uno dei due sceneggiatori, Christopher McQuarrie.
a cura di Glauco Almonte
Intervista Tom Cruise: Domanda 1Cosa ci dite a proposito delle reazioni in Germania, e in generale delle difficoltà che questo film ha incontrato?
Bryan Singer: Devo dire che di controversie ce ne sono state poche: abbiamo ricevuto un finanziamento dal governo tedesco, ci è stato concesso di girare dove volevamo, nell’insieme l’esperienza è stata piacevole e priva di ostacoli. Forse all’inizio ci potevano essere delle apprensioni riguardo a degli americani che venivano in Germania a raccontare una storia di questo tipo, ma devo dire che abbiamo ottenuto grande sostegno sia dalla troupe tedesca che dal popolo tedesco.
Tom Cruise: Quel che abbiamo fatto è stato collaborare, americani e tedeschi insieme, i quali hanno raccontato perché noi volevamo raccontare questa storia, e non c’è stato alcun problema – anche perché quello che volevamo realizzare era un film per un pubblico ampio: io faccio i film per il pubblico, quanto più ampio possibile. Alla prima del film a Berlino abbiamo ricevuto 10 minuti di standing ovation.
L’altra cosa che per noi era importante era rendere omaggio alla storia, rispettarla: che gli eventi venissero raccontati così come si erano svolti.
Intervista Tom Cruise: Domanda 2Fonti storiche parlano del conte quale antisemita e razzista, che principalmente considerava Hitler non all’altezza. Questo film non infonde un’idea di resistenza antinazista che, di fatto, non ci fu?
Singer: Non è proprio così. Il popolo tedesco era in uno stato di caos all’epoca della Repubblica di Weimar, con l’ascesa di vari partiti tra cui quello nazionalsocialista. Sebbene von Stauffenberg avesse abbracciato gli ideali tedeschi (veniva anche da una famiglia aristocratica), man mano che si è verificata la “nazificazione” della Germania da parte di Hitler con l’eliminazione di chi era contrario molti colonnelli e generali si vergognavano, erano inorriditi, infatti il generale Beck dà le dimissioni nel ’38. Claus von Staffenberg era alla ricerca di un’occasione per tornare al Ministero della Guerra per portare avanti un’azione così come effettivamente ha fatto.
C’era molto movimento all’interno dell’esercito tedesco, molto odio verso Adolf Hitler, che ha dovuto fronteggiare questa situazione fino alla sua morte.
Io so che già nel ’38 Stauffenberg parlava di eliminare Hitler, e verso la fine della guerra Tresckow dice che era importante mostrare al mondo che non tutti i tedeschi erano come Adolf Hitler.
Cruise: Questa era la ragione per la quale Claus von Stauffenberg era stato mandato in Africa, proprio perché era uno così diretto, perché diceva apertamente quello che pensava senza troppe remore.
Christopher McQuarrie: Ho scritto questo film in base ai risultati della conoscenza storica, delle ricerche, non per compiacere qualcuno, tant’è vero che ho sempre pensato che questo film non sarebbe mai stato realizzato. Se dalle ricerche fosse venuto fuori che von Stauffenberg era in realtà un nazista e un antisemita avrei scritto il film in questa direzione. Ho trasposto nella sceneggiatura la verità.
Lui è stato accusato da molti di essere antisemita, nazista, da tutta una serie di gruppi di persone; nel corso degli anni c’è stato chi ha criticato o il tentativo di resistenza, o ha tentato di rivendicarlo. Ogni 10 anni c’è una specie di revisionismo: negli anni ’50 era considerato un eroe, negli anni ’70, siccome apparteneva all’aristocrazia, si diceva che fosse assetato di potere, accusato dai nazisti, dai fascisti, dai comunisti, dai socialisti… Credo che vada visto semplicemente per quel che è la storia: in questi 60 anni si è proceduto ad una specie di semplificazione, quel che io chiamo ignoranza informata; se si scava in semplicità si vede come la storia sia molto più complessa di quanto possa apparire.
Intervista Tom Cruise: Domanda 3Come è stata la sua esperienza nei luoghi della Germania del potere, le sue emozioni? E poi se può dirci come è stato lavorare con Kenneth Branagh.
Oh, Kenneth Branagh è un attore fantastico, era tanto tempo che desideravo lavorare con lui, è stato bellissimo. Tutto il cast è stato eccezionale: ogni giorno gli attori portavano sul set le loro storie, e per quanto intensa sia stata la lavorazione siamo riusciti a trarre piacere e gioia dal lavorare insieme.
Lavorare in Germania è stata un’esperienza bellissima, d’altra parte non avrebbe potuto esser realizzato se non a Berlino, ed è stato importantissimo poter girare nelle location reali. Questo è stato un lavoro di collaborazione tra americani e tedeschi, e ognuno di noi continuamente tirava fuori durante le riprese i propri libri di storia, e non c’è stato un giorno in cui non abbiamo studiato, analizzato, cercato di capire.
Intervista Tom Cruise: Domanda 4Cosa l’ha attirata di questo personaggio, in fondo controverso?
Sicuramente la sua complessità; quando leggo una sceneggiatura lo faccio come se fossi il pubblico, perché a me i film piacciono. Era ricca di suspense, e ho trovato affascinante che si parlasse di eventi realmente accaduti; tra l’altro da ragazzino odiavo i nazisti, giocavamo ad uccidere Hitler… e mi chiedevo sempre perché nessuno avesse mai provato a farlo fuori, perché si pensava che ogni tedesco fosse nazista. Nello studiarlo ho scoperto che amava la sua famiglia, il suo lavoro, e ho capito la forte pressione cui era sottoposto perché queste cose ai suoi figli non le poteva raccontare. Quel che mi ha sorpreso è che parlasse chiaro, esprimesse la sua opinione; poi per un periodo deve fingere per netrare nella cerchia di Hitler, è stato lui che ha portato fisicamente la bomba nella stanza. Inoltre non era partito come ufficiale di altissimo rango, ma era addetto agli approvvigionamenti ed era stato mandato in Africa proprio perché parlava chiaro, lo zio lo aveva fatto trasferire perché temeva che attirasse su di sé troppa attenzione.
Da questo punto di vista in particolare il film è stato una grossa ispirazione, perché ti fa chiedere: io cosa avrei fatto al suo posto? E in un certo senso mette il pubblico nella posizione della resistenza, e questa è una cosa che io ho trovato molto nuova.
Io mi sento fortunato perché nella mia vita non sono mai stato costretto a prendere una decisione di quel tipo; credo che amasse il suo paese, ma avesse anche una prospettiva più ampia verso il mondo. Dico sempre ai miei figli che c’è un elemento che ci accomuna tutti: amiamo i nostri figli e siamo amati da loro, questo è l’elemento che rende un uomo una persona, con tutti i suoi difetti ma, al contempo, interessante.
Intervista Tom Cruise: Domanda 5Questo è un ruolo da eroe; sempre quest’anno ha recitato in un ruolo diversissimo, in “Tropic Thunder”. Cosa la stimola di più oggi, a questo punto della sua carriera, e quanto la diverte cimentarsi in ruoli così contrastanti?
E’ esattamente questo quel che cerco, una varietà più ampia possibile, ruoli diversi tra loro; forse oggi l’entusiasmo nel recitare è ancora più forte di quanto non fosse all’inizio: ho sempre amato fare film, oggi ancora di più. Quando mi viene proposto un ruolo mi chiedo sempre se abbia qualcosa di speciale, che io posso interpretare, far funzionare.
Volevo lavorare con Brian Singer perché lo trovo un narratore eccezionale, e ho ammirato il suo modo di voler raccontare questa storia.
Tra l’altro stavo lavorando a “Tropic Thunder” mentre giravamo “Operazione Valchiria”, è stata una situazione strana, ma se non altro sapevo che, finita “Operazione Valchiria”, mi sarei fatto delle gran risate.
Intervista Tom Cruise: Domanda 6Che emozioni ha provato nel vedere suo figlio Connor nel film di Gabriele Muccino?
Mi ricordo quando Gabriele ha fatto il provino a Connor: io e Will siamo entrati nella stanza insieme a mio figlio, e Gabriele ci guarda e ci fa: fuori. Quindi io e Will stavamo in corridoio ad aspettare, 5, 10, 15 minuti… Ero molto nervoso! Gabriele esce e fa: è bravo, il ruolo è suo.
Io mi sono sentito molto orgoglioso per Connor perché lui si sentiva orgoglioso: so che Gabriele non gli avrebbe mai dato il ruolo se non l’avesse meritato. Mio figlio è un bambino speciale, mi sono sentito molto orgoglioso di lui. Io non so cosa vorrà fare da grande, ma ciò che faccio con i miei figli è sostenerli, appoggiarli in quelli che sono i loro sogni. I miei figli in un certo senso stanno vivendo il sogno che io avevo da ragazzino, la possibilità di conoscere culture diverse, incontrare popoli diversi; ho sempre desiderato di girare il mondo, ti apre la mente e ti consente di guardare alla vita e all’umanità in una maniera diversa, e mi auguro che loro possano operare le stesse scelte di vita che desiderano, io starò sempre lì a sostenerli e a incoraggiarli.
Intervista Tom Cruise: Domanda 7Cosa pensa del discorso di Obama, e di questa mano tesa all’Islam?
Noi stiamo in Paesi diversi, ma poi viviamo tutti sullo stesso pianeta: dobbiamo cercare di aprirci alla comunicazione con gli altri. Io appoggio appieno tutto ciò che Obama sta facendo. Bisogna conoscere le diverse culture, a volte le cose vengono distorte, manipolate, le informazioni sono tantissime ed è difficile arrivare alla verità, ma la comunicazione non fa mai male, è sempre importante.
Intervista Tom Cruise: Domanda 8Per lo sceneggiatore: qual è la difficoltà di costruire un thriller quando tutti sanno come andrà a finire?
McQuarrie: Abbiamo visto questa cosa come un fattore positivo, non come un ostacolo; la ricetta per avere una suspense fatta bene è non sapere come né quando il risultato, pur conosciuto, si verificherà. Quel che ci ha sorpreso, dopo aver finito il film, è che in realtà l’esito fosse noto a ben pochi… E questo si ricollega a quanto detto prima. Sono grato per la domanda che è stata fatta all’inizio perché abbiamo girato molti paesi ed è la prima volta che questa domanda viene posta direttamente a noi, invece di esser semplicemente pubblicata senza esser mai posta; così abbiamo avuto la possibilità di rispondere per la prima volta a quella domanda.
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